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Sospiri di Monaca

Se in molti oggi trascurano la storia delle paste, difficile è non accorgersi della squisitezza dei dolci, ben presentata dalla sinuosità delle forme e dai colori naturali. Così li vollero Maria “la Cavallara” e Lorenzo il boscaiolo per comunicarsi il loro sentimento d’amore e puntando tutto su di un pasticcere e la sapienza della sua arte.
Erano i tempi della società agricola, vissuta in stretto rapporto con gli affetti e la terra, il mare e il lavoro. Erano tempi in cui il coronamento di un sogno era affidato alle buone parole di un amico e a pizzini d’amore, all’aprirsi e al chiudersi delle finestre o, come in questo caso, ai dolci doni, appositamente ideati.
Le colline che circondano il Borgo ospitavano molti boscaioli locali. I sentimenti non rimanevano a casa e succedeva così che nascesse l’amicizia e l’antipatia, la voglia di partire o di sistemarsi con una ragazza dalla bellezza abbagliante.
La giovane Maria si trovava sull’uscio di casa quando s’imbatté in un fagotto contente un dolce di pan di spagna e zucchero fine, a forma di cannolo siciliano, ripieno di una squisita crema al cacao, leggera, gustosa.
In lontananza un carretto riprendeva il suo viaggio. Maria non conosceva ancora il nome di quel giovane generoso che continuava ad ammirarla con lo sguardo. Più tardi verrà a conoscenza che si trattava di Lorenzo. Maria, sapeva che non sarebbe stato facile rispondere a quel gesto d’amore. C’erano regole da rispettare e un’immagine da tutelare a frenare il pathos dei giovani innamorati. Dopo alcuni giorni, la storia ci riporta a quel pasticcere del Dito d’Apostolo che diventa l’artefice di indimenticabili momenti di piacere. La donna fa richiesta di una piccola torta rotonda, bianca, con al centro una ciliegina; una pasta che, chiede Maria, avrebbe dovuto far sospirare anche una monaca.
“Il dolce me lo manderete con un boscaiolo che lavora da quelle parte”, dice Maria, “…e direte che sono Maria la Cavallara”.
Lorenzo portò a Maria il Sospiro di Monaca e lei non mancò di ringraziarlo per il Dito di Apostolo. Antonio preparò per tante domeniche ancora un Sospiro di Monaca e un Dito di apostolo che Lorenzo portava, in un unico fagotto, all’alba a casa di Maria.
I Sospiri di Monaca e i Diti di Apostolo ebbero nome da quell’arguto dolciere ispirato, si fa per dire e da una prestante contadina.
É sicuro che i Diti di Apostolo ed i Sospiri di Monaca, per chi li riceveva e per chi li donava, portavano una complicità allusiva, spesso significativa.
É un fatto che essi si trascinano, quasi per tradizione, questo alone di malizia tanto che, spesso, andando a comprarli dal dolciere, questi difficilmente rifugge da una domanda tendenziosa seppure discreta.

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